martedì 31 marzo 2015

Nelle terre estreme, J. Krakauer

Stavo notando ieri (sempre col clubippogrifo) che le mie letture sono sempre al passo coi tempi, leggo proprio gli ultimi arrivi sugli scaffali delle librerie.... infatti cosa ho letto solo l'altro ieri? Nelle terre estreme (il forse più conosciuto cinematograficamente "Into the wild").
Credo fosse nel kobo da secoli e visto che avevo bisogno di una lettura corta e che non avesse giallo o thriller o horror ho pensato fosse finalmente giunto il suo momento.
La storia è credo conosciuta a chiunque, si tratta della biografia di Christopher McCandless, un giovane di poco più di vent'anni che decide di intraprendere un viaggio in solitaria e che finirà trovando la morte in Alaska, nel famoso autobus ripreso, fotografato e descritto ormai in ogni suo più piccolo bullone.
Chris è un giovane di buona famiglia, con possibilità economiche e con un'intelligenza probabilmente sopra la media, o comunque diversa da quella canonica. Viene descritto come un ragazzo che pensa in maniera anticonvenzionale eppure io mi chiedo cosa ci sia di così anticonvenzionale nella visione che ha del suo futuro: libertà, nessun obbligo o legame, rifiuto degli schemi sociali, delle convenzioni. Personalmente di idealisti così ne ho conosciuti anche se nessuno che si sia spinto a questo estremismo (per fortuna!).
Il libro scritto da un famoso alpinista, descrive la vita di Chris (Alex, come si fa chiamare nella sua vita di vagabondo) attraverso ricordi della famiglia, delle innumerevoli persone che ha incontrato nei due anni di vagabondaggio in auto prima e in autostop poi. Tutti sono concordi nel definirlo beneducato, gentile, intelligente e socievole. La famiglia invece lo descrive al contrario come una persona molto riservata, intollerante all'autorità e piuttosto schiva. 
Qual è il Chris reale? entrambi credo: si è sentito libero di essere se stesso nel viaggio intrapreso e per questo gli era facile essere socievole, non aveva legami reali con le persone che incontrava nel suo cammino.
Quando decide di fare quello che per lui è Il Viaggio non sa però cosa lo aspetta. L?Alaska è il simbolo del territorio incontaminato, puro, in cui sopravvivere delle proprie risorse e nient'altro, in armonia assoluta con la natura. E bisogna riconoscere che Chris ce l'ha fatta anche bene per moltissime settimane ma ovviamente non è stato sufficiente.
Nell'autobus, oltre al suo cadavere hanno trovato diversi libri sottolineati, Thoreau soprattutto, ma anche Pasternak e London. E io sono rimasta perplessa. Mi spiace dire che seppur capisco il suo desiderio ardente, la sua voglia di fare ciò di cui ha solo letto nei libri, concordo con chi lo considera uno sprovveduto che la fine è andata a cercarsela. E' vero che si era preparato (e il periodo lungo di sopravvivenza lo dimostra), ma non a sufficienza e i libri non insegnano tutto, magari lo facessero! Non ci si imbarca così in una avventura simile, non si lascia una famiglia che oggettivamente nulla ti ha fatto, nell'angoscia per più di due anni per poi distruggerla definitivamente così. Che piaccia o no viviamo in società e un minimo di regole vanno seguite, anche solo una benedetta cartolina al mese ai genitori. A 24 anni dovresti avere la maturità necessaria per capire queste cose, la fuga da tutto la lasciamo ai sogni dei tredicenni che "viaggiano" con Jules Verne e immaginano di vivere quelle avventure. Poi si cresce. E non vuol dire rinunciare ai sogni ma inserirli in un contesto più reale e viverli in maniera intelligente e non sconsiderata come questa.
Lui è stato felice? ne sono contenta, ma l'egoismo che ha denotato in ogni suo gesto non mi ha fatto provare empatia ma solo fastidio per una vita sprecata, una famiglia distrutta dal dolore e tante occasioni perse.

Nelle terre esterme
Jon Krakauer
Corbaccio
2008
pag. 267
euro 16,60

lunedì 30 marzo 2015

L'angelo delle tenebre, C. Carr

Che barba che noia che noia che barba. Diceva così la coppia più fantastica che si sia mai vista in tv (ma anche nella vita reale mi sa!). E questa frase è il perfetto commento alla lettura di questo matton...ehm..romanzo. Avevo aspettative ottime, L'alienista di Carr lo avevo semplicemente adorato, nonostante le millemila pagine, i minuziosissimi dettagli, ma la storia e i dettagli erano davvero ben congegnati tra loro e non risultava affatto pesante ma solo interessantissimo!
Davo per scontato di bissare l'esperienza invece ho cannato in pieno e grazie a me ho messo in croce pure l'adorato club! (clubippogrifo per la precisione!).
Ritroviamo tutti i nostri eroi anche in questo secondo romanzo. L'inizio ci mostra un ormai anziano Steve Taggert che gestisce una bottega di tabacco e un ormai alcolizzato John Moore, giornalista sempre scontento (e sempre idiota lo posso dire?!).I due si sono divertiti con le scommesse per tutta la loro vita ed ecco che spunta l'occasione per fare un'altra puntata: scrivere la storia di uno dei casi cui hanno lavorato col gruppo per vedere chi lo fa meglio! Moore si irrita perché si crede mister Pulitzer, inutile dire quindi che il libro è narrato dal buon vecchio Steve, a ennesima riprova dell'idiozia di Moore.
Salto indietro di qualche decennio e inizia la storia: il rapimento di una bimba, figlia dei consoli spagnoli da il via a una caccia all'uomo (alla donna nello specifico) di una noia mortale! Senza contare che della bambina non frega davvero nulla a nessuno visto che c'è all'inizio, c'è alla fine ma tutte le altre ottomila pagine parlano di tutt'altro!
La trama e il personaggio che avrebbero potuto rendere la storia affascinante, macabra e intrigante c'erano tutti! peccato che in buon Carr evidentemente fosse stufo marcio e gran voglia di intrattenere il pubblico non l'avesse!
Abbiamo una cattiva che sarebbe davvero stata da premio oscar se il libro avesse saputo sostenere il ritmo: una donna, madre e infanticida recidiva accusata di rapimenti e omicidi di bambini. Una storia terribile e il cui orrore è accresciuto dal periodo in cui avvennero i fatti, periodo in cui la donna era Madre Devota e Felice di esserlo e non era nemmeno lontanamente concepibile il contrario! non era ammesso nemmeno non avere un istinto materno! Eppure Libby non ce l'ha e anzi, peggio....
Il dottor Kreitzler è sottotono probabilmente per i problemi della sua clinica, i due ebrei sono intelligenti, competenti e innovativi ma nessuno se li fila: i tempi non sono maturi. Sarah (che si è aperta un'agenzia investigativa dedicata alle donne) è sveglia e svelta di mano (con la pistola) ma se è circondata da mammolette non è colpa sua. Ode a Steve Taggart, il più piccolo e l'unico coi neuroni funzionanti. Menzione speciale a Moore, il giornalista che pur non essendo mai stato sveglio, qui raggiunge l'apice della stupidità.). Senza spoilerare troppo, alla fine succede qualsiasi cosa tra spari, urla, spiegazioni ecc ecc e lui con cosa se ne esce? con una frase che riassume il suo acume "ehi è successo qualcosa?"..ma io dico..allora sei davvero un povero ebete!!!! torna a sballarti di vino, liquori, tabacco, eroina in vena...tutto quel che vuoi, ma sparisci che sei un insulto all'evoluzione!
Mi rendo conto che non ho davvero raccontato granché di questo libro, ma mi ha irritata e annoiata. Eppure ci sono cose interessanti, la nascita di tutte le tecniche investigative e forensi moderne, ma se ne L'alienista il tutto era mescolato così bene da tenermi avvinghiata alle pagine, qui ci sono notizie spot, collegate a personaggi che mancano di capacità di coinvolgimento.
Peccato!
La trama era così affascinante....

L'angelo delle tenebre
Caleb Carr
Mondadori Omnibus
1998